Albo degli avvocati

albo degli avvocati

12 Mag Albo degli avvocati

Non credo di essere provocatorio se affermo che oggi l’iscrizione all’ albo degli avvocati è diventato un privilegio di pochi, non solo nella nostra realtà territoriale, ma anche in circondari ben più grandi.

Le difficoltà che oggi affronta la professione forense è sotto gli occhi di tutti, troppi avvocati, realtà economiche in recessione, abolizione delle tariffe obbligatorie, sfrenata concorrenza spesso a scapito della qualità.

E’ evidente che i giovani ma anche i più navigati avvocati hanno grosse difficoltà, i primi ad emergere per collocarsi nel panorama libero professionale ed i secondi a mantenere gli standard cui erano abituati una decina di anni fa.

Ed ecco che proliferano gli esodi, le sospensioni volontarie dall’ albo degli avvocati sotto forma di mortificanti e dolorose delibere che sanciscono un fallimento del professionista e della intera categoria, incapace di fronteggiare proficuamente un mondo che cambia e che stravolge gli equilibri raggiunti.

È infatti spesso una chimera potersi permettere il pagamento della tassa prevista per l’iscrizione all’albo degli avvocati, così come i contributi minimi a cassa forense, la polizza per la responsabilità civile professionale, l’abbonamento alle riviste di settore, alle banche dati on line, la partecipazione ai corsi di aggiornamento ed uno studio legale.

Allora la risposta è la selezione volontaria e naturale dei professionisti, anche cinquantenni, che chiedono la sospensione dell’iscrizione all’ albo degli avvocati, con conseguente nocumento per la propria posizione previdenziale già di per sé precaria.

Probabilmente questi professionisti preferiranno fare altro o magari continuare a svolgere la professione sotto l’egida di un altro collega cui trasferiranno il proprio “pacchetto clienti”; insomma, ne consegue lo svilimento di tanti sforzi personali e professionali profusi nella legittima speranza di poter emergere.

Qualche anno fa l’iscrizione all’ albo degli avvocati rappresentava un prestigioso traguardo, un trampolino di lancio per il giovane laualbo degli avvocatireato in giurisprudenza che, dopo aver svolto con successo il periodo biennale di praticantato e l’esame di abilitazione, finalmente approdava al desiderato titolo nel quale riponeva le sue speranze di appagamento professionale e anche personale.

I trascorsi della professione forense facevano ritenere fondate tali aspettative.
Non vorrei apparire pessimista ma la delusione consegue quasi inevitabile dopo pochissimo tempo e non tutti riescono a superarla anche sotto il profilo emotivo. Le istituzioni non hanno certo aiutato il mondo degli avvocati, sicché dopo avere per anni consentito l’ingresso di nuove leve senza prevederne il numero e le reali necessità della popolazione – come invece accade per altre professioni libero professionali, hanno fatto convergere i propri sforzi verso politiche che producessero una sorta di selezione naturale e fisiologica degli avvocati, producendo così di fatto una sostanziosa potatura degli iscritti all’ albo degli avvocati.

Concludo con un incoraggiamento a tutti i miei colleghi che invece sono motivati a continuare a svolgere un pubblico servizio sancito dalla Costituzione e con l’auspicio di migliori e costruttivi interventi istituzionali tesi al miglioramento ed alla crescita dell’attività forense.

– E. Romanello



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